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Un mese di quarantena: vi racconto la mia esperienza

  • Categoria dell'articolo:Lifestyle

La mia esperienza in quarantena

Ormai la situazione in cui ci troviamo in l’Italia, da nord a sud, è la stessa da diverse settimane: siamo tutti in isolamento. La quarantena in Lombardia, dove abito, è iniziata l’8 marzo.

Ricordo benissimo quel giorno e ricordo benissimo l’ultima volta in cui sono uscita di casa sentendomi (relativamente, perché si stava già iniziando a comprendere la potenziale gravità del momento) tranquilla.

Ricordo tutto, dai dettagli più piccoli a quelli più significativi: la cena a casa di amici, i sorrisi che ci siamo rivolti, come ero vestita, il ritorno a casa.

Chi poteva immaginare che quella sarebbe stata l’ultima volta che sarei uscita di casa, per più di un mese?

quarantena a casa

I primi giorni

I primi giorni di quarantena sono sicuramente stati i più difficili. In un momento tutte le nostre abitudini quotidiane erano state in un attimo stravolte.

Accanto a tutti questi cambiamenti che bisognava in qualche modo accettare, la preoccupazione era tanta. Ci trovavamo di fronte a qualcosa che nessuno di noi aveva mai vissuto prima. Cosa sarebbe successo? Non c’erano indizi chiari, non sapevo cosa aspettarmi. Come era capitato? Anche questa domanda restava senza risposta.


Per cercare di placare la mia voglia di sapere, ho passato le prime giornate di questa emergenza cercando informazioni. Guardavo solo canali che davano notizie sul virus e se non ero soddisfatta, iniziavo a cercare anche su Internet. Google News stava diventando il mio nuovo migliore amico e imparavo rapidamente tutte le nuove cifre che man mano venivano riportate dalle testate giornalistiche.


Dopo qualche giorno vissuto in questo stato, mi sono lentamente accorta che questo modo di comportarmi non mi stava facendo bene. Speravo che conoscendo meglio l’argomento e tenendomi aggiornata sarei stata più tranquilla. Quello che invece stavo ottenendo, era esattamente il contrario. Più ansia, più preoccupazione e un senso di impotenza ancora maggiore. Mi sentivo davvero smarrita.

La paura

Per le prime due settimane inoltre avevo paura di poter contagiare il nonno: e se avessi avuto il virus, ma fossi stata asintomatica?
Col passare dei giorni per fortuna almeno questa preoccupazione è andata scemando. L’ipotetico periodo di incubazione stava finendo e, dato che non avevo avuto contatti con nessuno, il nonno era al sicuro.


Dal punto di vista dell’umore, ci sono poi state giornate buone e giornate meno buone.
A volte sembrava andare tutto bene, ma bastava un post su Facebook o la lettura di una notizia particolarmente grave a farmi vacillare. A colpirmi sono state soprattutto le testimonianze di chi ha vissuto in prima persona questa malattia, sia come paziente che come operatore sanitario.

E infine, certe immagini al telegiornale mi hanno commosso. Alcune perché mostravano la forza degli italiani come popolo, che dai balconi applaudiva in maniera simbolica i medici e gli infermieri, i veri eroi di questa situazione. Altre immagini invece mi hanno spezzato il cuore, non c’è altro modo di dirlo: ripenso ai mezzi militari che trasportavano le bare dei defunti a Bergamo e l’unico modo che ho per provare a descrivere quello che ho provato è questo: un cuore spezzato. Pensavo alle vittime, pensavo alle loro famiglie. Non mi vergogno di dirvi che in entrambe le situazioni non ho saputo trattenere le lacrime di fronte a quelle immagini. Sento ancora un groppo in gola a ripensarci.


Ad un certo punto ho capito che vivere in questa sorta di altalena, dove in un momento sei serena e nell’altro piangi e ti senti assalire dallo sconforto, era una cosa in qualche modo normale, vista la situazione assolutamente non normale che stavamo vivendo.

Ho provato a vivere tutte queste emozioni imprevedibili con la consapevolezza che non c’era un modo giusto di sentirsi. C’è stata una sorta di fase di assestamento, nella quale ho provato ad accettare il cambiamento.

Miglioramenti…

Le cose poi sono andate pian piano migliorando. Ovviamente la preoccupazione non è mai passata del tutto, e penso che mi accompagnerà ancora per un bel po’. Però, nel mezzo di tutta questa incertezza, ho trovato un modo per vivere con la maggior serenità possibile questo momento così delicato. Ci sono diverse cose che mi hanno aiutato.
Sicuramente creare una sorta di routine giornaliera è stato un passo molto importante. Sono riuscita a stabilire degli orari e dei ritmi, creando così una nuova stabilità.

L’importanza dell’avere una routine in quarantena


Dal lunedì al venerdì mi sveglio tra le 7 e le 8, faccio colazione e mi preparo per la giornata come facevo prima di tutto questo. Dopodiché la mattina può essere dedicata alle lezioni o a del lavoro al computer. Verso le 11 e mezza mi fermo e preparo con Marco il pranzo, poi mangiamo insieme al nonno. Il pomeriggio è dedicato di nuovo a lezioni o lavoro al pc, oppure ancora a sistemare casa.
Nel tardo pomeriggio infine mi alleno in compagnia di Marco. Ascoltiamo una playlist che ci da la carica e facciamo un po’ di esercizi a corpo libero. Una doccia e la cena, dopodiché spesso guardiamo un po’ di tv. Ne abbiamo approfittato per vedere molte serie di Netflix.


Nel weekend invece punto la sveglia a 10 e mezza, anche se in realtà finora mi sono sempre svegliata prima che squillasse (cosa che non mi piace del tutto…) e le giornate sono più rilassate e senza un programma preciso.
Avere questa regolarità mi aiuta molto e mi fa sentire bene. Mi da modo inoltre di portare a termine dei compiti e di non avere la sensazione di avere buttato via la giornata.

Riscoprire vecchie passioni


Ho notato anche dei cambiamenti nel mio modo di essere.
Mi è sempre piaciuto cucinare, ma nell’ultimo periodo era diventata una sorta di obbligo, qualcosa da fretta e che non mi dava più la soddisfazione di una volta. Ora invece ho ritrovato il piacere di cucinare con calma, di provare una nuova ricetta senza fretta.


Anche la lettura, un passatempo che amavo, aveva uno spazio sempre più ridotto nelle mie giornate e soprattutto, non mi aiutava a rilassarmi, anzi, tutto il contrario. Poco dopo aver cominciato a leggere, mi ritrovavo a pensare “devo fare questo e quello, non ho tempo per rilassarmi e leggere!”. E quindi, o abbandonavo il libro, o proseguivo sentendomi però in colpa. In queste settimane di quarantena sono riuscita a riscoprire il piacere di prendermi del tempo da dedicare alla lettura, con serenità.

La mentalità è tutto

Infine, credo che un ruolo chiave lo giochi la mentalità con cui sto affrontando la quarantena a casa.

Mi è stato fondamentale pensare che sono io a scegliere di rimanere a casa, perché casa è l’unico posto in cui sono davvero al sicuro. E facendo in questo modo posso anche proteggere chi mi è più caro e ha bisogno di me. Non è un’imposizione che mi arriva dall’esterno, ma un modo diverso per amare la mia famiglia.

quarantena la mia esperienza

Il futuro, dopo la quarantena


Se ho voglia di uscire ? Sì, certo.
Ho voglia di andare a fare quattro passi in centro, un giro sul lago, una cena al ristorante, una camminata al parco,… Ho voglia di viaggiare, di continuare a scoprire il mondo, di visitare il Sudafrica (ehi Sudafrica, io e te abbiamo un conto in sospeso, ma appena possibile voliamo da te 😉 ) Mi fermo qui ma credetemi, potrei elencarvi un’altra marea di attività, una marea di motivi per i quali ho voglia di uscire.

Ma ho voglia di uscire in un mondo in cui posso sentirmi al sicuro. Ho voglia di uscire se posso tornare a casa ed essere tranquilla nel dare un abbraccio a mio nonno. Ho voglia di uscire se posso sorridere serenamente nell’incontrare qualcuno, senza pensare che io potrei essere un pericolo per lui, e viceversa.

Fino al momento in cui queste situazioni non si avvereranno, posso tranquillamente sopportare questa quarantena.
Sì, sono tempi duri.
Ma è proprio nei tempi duri che dobbiamo dare prova del nostro carattere.

A presto,
Carol